C’è mancanza in questa assenza. Come un inverno lungo che continua a battere i denti sulle mie pelli dolenti. Tumefatte. E il morso ha la stretta del tuo nome.
‘Sic et simpliciter’ ha detto il magistrato che mi sta di fronte, ed è stata la voragine che mi ha inghiottita. E mentre il temporale versa i suoi umori per strada, mi raggiunge il rumore di quella tua risata piena e maliziosa che seguiva ai tuoi rimproveri. Sapevano di te e me nella coniugazione di un Noi che continua a spezzare e bruciare. Sic et simpliciter.