«Passato! Una parola stupida. Perché passato? Passato è puro nulla, assolutamente lo stesso. “È passato!”. Che cosa vuol dire?
È come se non fosse mai stato, eppure si agita in cerchio, come se esistesse». – dal Faust, Goethe
Riprendiamo dall’ultima seduta, mi dice sistema gli occhiali sul naso, come da rito in un qualsiasi film che invece si compie nella realtà seduta di fronte a me. È stata tre anni fa, non ricordo nulla, rispondo un po’ infastidita, un po’ imbarazzata. Perché ha smesso di venire, quello lo ricorda? No. Non ricordo nulla, solo che a un certo punto ho iniziato a fare altro, e ho dimenticato. Non ricordo neppure che periodo fosse. Ho riletto le relazioni, parlavamo di M., la malattia della madre…
E come mi sentivo?chiedo, come se la storia non fosse la mia e io girando pagina attendessi di conoscere il proseguo. Che fine hanno fatto le protagoniste? Quelle parole spezzate in gola sono state dette? Questo deve dirmelo lei. Non ricordo, dottore. Davvero. Ricordo solo che a un certo punto ho deciso di smettermi in lei. Di fermarmi, e non so neppure bene perché, non ho mai smesso di pensare a lei. Come no? No. Ma, c’erano un sacco di avvisaglie, lei diceva che si sentiva schiacciata da M., provava una sensazione di impotenza e avvilimento. Se parlo a voce troppo bassa me lo dica. No, così va bene, mi tranquillizza. Ho strizzato gli occhi perché ho sentito una sorta di spinta qui, vede? No che non vede. Sì, rispondo, ed è l’unica cosa che dico a voce spessa, è vero, mi sentivo schiacciata dal nostro dolore differente, in entrambe le nostre vite affrontavamo dei cambiamenti. La perdita. Lei perdeva una parte importante di sè, sua madre, la donna che ha amato disperatamente per una vita e che stava cercando di trovare, ma era in ritardo. Io, intanto, perdevo due pilastri della mia. Eravamo ognuno in una differente placenta, infetta. I nostri baricentri si spostavano. Il centro era un dolore sordo che poteneva contenere solo chi lo maturava e partoriva. Ci ha digerite. In quello spostamento ci siamo perse. Forse, avrei dovuto essere più forte e darci tempo. L’ho lasciata andare via. Lei però non era felice, gliel’ho detto, c’erano un sacco di avvisaglie di quel malessere, di quella fine.
Davvero dottore?