«Nel mio Smarrimento/ pongo la domanda estrema/ Può chi ha smesso di essere/ Avere avuto mai esistenza/ Non più un tu come mittente/ non c’è destinatario/ con cui poter scherzare sulla realtà defunta/ Può chi è ancora/ essere inesistente?/ Sono diventata Cieca/ nel rispondere/ al tuo morto linguaggio d’amore».
Mina Loy
Arrivo tardi anche alla mia festa di addio
è una sorta di funerale storto
in cui sono l’unica invitata
Avete presente quelle celebrazioni sontuose
con feretro al centro in cui
una corda delimita lo spazio
del corpo morente (?)
è ridicola – non trovate – l’ostentazione della distanza
come se la morte ne conoscesse e facesse disparità
Abbandonando la sua livella in un angolo
in attesa che il ragnetto venga fotografato
e gli applausi si esaudiscano
e i cavalli si inchinino
e le bandiere ferme in apnee a mezz’asta
riprendano la risalita
Lei è una madre accogliente
che ama i suoi figli
tutti
alla stessa maniera
Arrivo sempre in ritardo
anche alla mia festa d’addio
Lei non mi vede.
Io mi alzo sulle punte dei piedi
e agito la mano.
Ma forse ai sognatori è destinata una fine diversa
La morte offre loro una rivincita.
Si arroccano nelle proprie immaginazioni
E l’eternità la compiono proprio mentre muoiono
Ma sta tutto lì
Non se ne accorgono
Dopotutto (Dopo tutto) non vedi (?!)
quanti se ne vanno in giro
spenti, ammalati, morti.
I sognatori non si accorgono
di essere vivi
di essere morti.
E risorgono ogni volta
perché infinite sono le vite che muoiono
e infinite sono le morti che vivono
E infinite sono le resurrezioni
https://www.youtube.com/watch?v=JWsfNYATsEE
https://www.youtube.com/watch?v=TTAU7lLDZYU
Jof: E io che parte farò?
Jonas Skat: Tu sei un gran babbeo, e quindi farai la parte dell’anima
Il Settimo Sigillo, Ingmar Bergman, 1957