Archivi categoria: Frammenti di altrove

Plof! Se mi tocchi bruci.

A proposito, è il sorriso
che mi estenua di più.
Il sorriso, e il far finta
di non sentirli.

Elena di Troia balla sul bancone, Margaret Atwood

Plof! Senti il rumore? Plof! Potrebbe essere il rumore del mio pugno stanco che bussa alla tua porta e cade nel silenzio. Plof! Ho lanciato la rete sperando di attirare l’attenzione della tua mano. Sul mio volto stanco. I tuoi occhi. Sulle mie parole spezzate. Il suono della tua voce mischiata a un accento distante. Su questa stanchezza che pesa sugli occhi. Il bacio delle tue labbra spesse come il corpo di un tulipano. Su queste mani tremanti. Le tue a fare barriera.

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senzatitolo #2

«Non vivo due vite. La mia è una vita sola, il lavoro svolto su commissione e le fotografie personali ne fanno parte allo stesso modo» – Annie Leibovitz

https://youtu.be/zA4kMXVr-YU

Azione sentimentale: io mescolo tutto

«Se apro il mio corpo affinché voi possiate guardarci il mio sangue, è per amore vostro: l’altro.» – Gina Pane, Lettera a uno/a sconosciuto/a, “ArTitudes”, n. 15/17, ottobre-dicembre 197

Chi del proprio corpo è sovrano? Nel mio piccolo studio raccattato nella confusione di casa tento invano di dialogare con il corpo e tradurne gli spasmi. Ha parole strette e mute. Bisogna essere coraggiosi per versare sulla tela la propria disperazione. Un atto di fede e incoscienza. Devi dimenticarti del mondo e dei suoi sguardi. Mi chino sul foglio 2 per 2 disteso sul pavimento irregolare con acrilici e fialette di medicinali. Sono pronta a creare il mio delirio. Pisciare, vomitare, mescolare fluidi corporei a emozioni senza sentire le regole del mondo a dirti che non si può, non si deve. Siete pronti a…? Continua a leggere Azione sentimentale: io mescolo tutto

La neve dell’Ammiraglio

Di cosa potrei lamentarmi? Mi ami, ti amo. Abbiamo tutto. Forse i soldi e qualche crepa in casa. Forse qualche viaggio in più o spese non previste. Ma di che cosa ti lamenti? Tu però non c’entri niente. E’ di me che parlo e di un buco profondo, più piccolo rispetto al passato, lo ammetto. Ma è lì, proprio sotto la tua mano. A volte mi fissa e sento un fischio che mi assorda. Perdo l’equilibrio e l’orientamento. Tiro via la tua mano, perché non voglio ingannarmi. E smetto di vederti. Forse, perché è me che voglio dimenticare.

«Ma se mi soffermo a considerare più attentamente queste ricorrenti cadute, questi mancati appuntamenti che continuo a dare al destino con la stessa ripetuta goffaggine, mi rendo conto che, al mio fianco, è andata scorrendo un’altra vita. Una vita che è trascorsa al mio fianco senza che io lo sapessi.

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