Archivi categoria: Poesie[mie]

La solitudine è l’unico atto di verità di cui dispone un individuo sano

Una donna nel mio letto.
Due donne sul mio corpo.
Tre donne alla mia tavola.
Manco io.

Mi chiami. Il telefono squilla. E io non mi accorgo.
Non mi accorgo che l’ultimo tuo messaggio è lì che attende da giorni.
Sono al telefono con la gentilezza. Mi dico.
Con la sua voce piena di presenza e attenzioni.
Che non è la tua. Che è la sua.

Mi chiami. E non rispondo.
Ma la pelle quando legge il tuo nome si spacca.
Continuo a sentirlo il vuoto.
Meno. Molto meno,
Ma lo sento.
Sento e faccio fatica a non voltarmi.
Adesso
sono consapevole di tutte le bugie che mi hai detto.
sono consapevole di tutte le tue follie.
sono consapevole dei tuoi atti di mancata bellezza per noi.
Sono consapevole anche della tua assenza.
Sono consapevole di quanto abbia desiderato (desideri) la tua presenza.
Meno. Molto meno.
Ma ti sento.
Presenza.
Quella del tuo corpo che tu non ami abbastanza
delle tue mani spesse che ho baciato lentamente
delle tue labbra che se chiudo gli occhi ancora ricordo il calore.
Quella della tua testa, delle tue parole, dei tuoi racconti.
Mi sono fatta chiesa. Confessionale. Piazza. Vicolo e balcone.
Ti avrei accolta, custodita, protetta e amata.
Ti avrei amata a lungo
nonostante avessi scoperto le tue bugie.
Ti avrei
nonostante
le tue follie.
Nonostante la mia fame di solitudine.
Ma forse sono un participio assente.
L’amore si celebra nella mia testa e non vorrò più coniugarlo.
Sono stanca, disfatta e assente.
La solitudine è l’unico atto di verità di cui dispone un individuo sano.

Una donna nel mio letto.
Due donne sul mio corpo.
Tre donne alla mia tavola.
Manco io.
Manchi tu.


https://open.spotify.com/track/7bs5lJ53etBIgbIQnAoiSv?si=43cabdf743334f2b


photo: How to build a relationship with layered meanings, Pixy Liao, series Experimental Relationship, 2007 http://www.pixyliao.com/experimental-relationship

Se è così facile

Se è così facile perdersi.
Se è così facile mancarsi.
Perché non è così facile (ri)trovarsi?

foto: You Push me, Pixy Liao

Come vivono i morti senza amore?

Mi piacerebbe incontrarti per caso.
Ma per caso non esiste.
Non per noi che siamo figlie di geografie cancellate dalla mappa.
«Potrei morire e tu non lo sapresti», mi hai detto un giorno
Un giorno in cui io ho pensato:
«Come vivono i morti senza amore?»

Telleena, 2023

Anche se è una giornata di vento

Sono fortunata perché mentre non ci sei
davanti al mio sguardo c’è un palazzo alto sei piani,
e una grande finestra
su cui scorrono veloci i volti ingrossati di nuvole
soffiate via dal vento.
Rimane sempre qualche immagine a riempire il vuoto.
Un vuoto in cui non esiste assenza
Un’assenza in cui non esiste vuoto.

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Arrivo tardi (e infinite sono le resurrezioni)

«Nel mio Smarrimento/ pongo la domanda estrema/ Può chi ha smesso di essere/ Avere avuto mai esistenza/ Non più un tu come mittente/ non c’è destinatario/ con cui poter scherzare sulla realtà defunta/ Può chi è ancora/ essere inesistente?/ Sono diventata Cieca/ nel rispondere/ al tuo morto linguaggio d’amore».
Mina Loy

Arrivo tardi anche alla mia festa di addio
è una sorta di funerale storto
in cui sono l’unica invitata

Avete presente quelle celebrazioni sontuose
con feretro al centro in cui
una corda delimita lo spazio
del corpo morente (?)
è ridicola – non trovate – l’ostentazione della distanza
come se la morte ne conoscesse e facesse disparità
Abbandonando la sua livella in un angolo

in attesa che il ragnetto venga fotografato
e gli applausi si esaudiscano
e i cavalli si inchinino
e le bandiere ferme in apnee a mezz’asta
riprendano la risalita

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L’ultimo scatto a Prévert

Non c’è camino in questa casa
Né la sedia a dondolo di mia nonna
C’è il ricordo del tuo mondo nuovo
Che non sono mai riuscita a raggiungere
C’è la legna che giace sul pavimento freddo
C’è il cerino bagnato dalla pioggia

La mia poesia del frattempo appuntata sul diario, accanto quella di Jacques Prévert, il biglietto d’ingresso al Festival di Locarno e lo scontrino della piccola locanda in Svizzera dove ci siamo fermate affinché facessi qualche scatto.

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia

L’ultimo litigio

Ci metto un tappo
Tacco
Tocco
Tozzo
Pane fame amore

Se vorrai
(toccare il lembo svogliato della mia ferita)
Io rimarrò

Telleenas, luglio 2022

“Se non metto il dito nel posto dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò!” laicamente citato dal Vangelo di Giovanni (20, 19-29)

Come l’acino d’uva nera che si spacca nella bocca

Mi riapproprio della mia identità
Attraverso il tuo corpo.
Una verginità di cui mi vergognavo
E nascondevo sotto le unghie consumate del silenzio.
Io che ero altra da me e
Costruivo identità
Come traballanti castelli di carte
Dai bordi consumati.

Ho i pensieri stretti tra le tue dita
Quelle che mi rianimano
Quando scendono in me
E aprono passaggi che pensavo di avere smarrito.
Tu
che affondi materia nella mia carne nuda e assente
Tu
che mi possiedi col tuo sguardo profondo
e mi uccidi d’amore mentre tessi storie
per il mio sonno tormentato

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Bianca. Il mio primo bacio

Il primo bacio lo diedi a una bambina
Appoggiata al lavello bianco del bagno

Bianco come il riflesso del sole su mattonelle a quadrati e fughe
Bianco come il sapone che strofinava veloce sulla sua bocca

– Chissà perché bambina strofini con forza la tua bocca di ciliegie appena mature –
– Quale sospirato peccato nascondi?

Bianca
Come le bolle
Come la schiuma nella sua bocca di ciliegie appena mature
Come il suo nome

Un bacio bianco

Come
il sapone
i quadrati di mattonelle
il sole riflesso nel mio sguardo appena nato

Bianco come il bacio
che due bambine sanno scambiarsi

Telleena, 2022

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immagine in copertina: Piero Manzoni Achrome, 1958 – caolino e tela grinzata. Collezione Intesa Sanpaolo

Ami (?)

I giacinti respirano piano
le loro ultime parole
scivolano
sul pavimento freddo
e si spengono

Sorridendo mi congedo
la finestra di fronte si incastra
tra le dita ossute dell’albero
Spoglio
Assonnato
Silenzioso
Gli appendo a un amo un pensiero
e poi uno ancora
e un altro Continua a leggere Ami (?)