Una donna nel mio letto.
Due donne sul mio corpo.
Tre donne alla mia tavola.
Manco io.
Mi chiami. Il telefono squilla. E io non mi accorgo.
Non mi accorgo che l’ultimo tuo messaggio è lì che attende da giorni.
Sono al telefono con la gentilezza. Mi dico.
Con la sua voce piena di presenza e attenzioni.
Che non è la tua. Che è la sua.
Mi chiami. E non rispondo.
Ma la pelle quando legge il tuo nome si spacca.
Continuo a sentirlo il vuoto.
Meno. Molto meno,
Ma lo sento.
Sento e faccio fatica a non voltarmi.
Adesso
sono consapevole di tutte le bugie che mi hai detto.
sono consapevole di tutte le tue follie.
sono consapevole dei tuoi atti di mancata bellezza per noi.
Sono consapevole anche della tua assenza.
Sono consapevole di quanto abbia desiderato (desideri) la tua presenza.
Meno. Molto meno.
Ma ti sento.
Presenza.
Quella del tuo corpo che tu non ami abbastanza
delle tue mani spesse che ho baciato lentamente
delle tue labbra che se chiudo gli occhi ancora ricordo il calore.
Quella della tua testa, delle tue parole, dei tuoi racconti.
Mi sono fatta chiesa. Confessionale. Piazza. Vicolo e balcone.
Ti avrei accolta, custodita, protetta e amata.
Ti avrei amata a lungo
nonostante avessi scoperto le tue bugie.
Ti avrei
nonostante
le tue follie.
Nonostante la mia fame di solitudine.
Ma forse sono un participio assente.
L’amore si celebra nella mia testa e non vorrò più coniugarlo.
Sono stanca, disfatta e assente.
La solitudine è l’unico atto di verità di cui dispone un individuo sano.
Una donna nel mio letto.
Due donne sul mio corpo.
Tre donne alla mia tavola.
Manco io.
Manchi tu.
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photo: How to build a relationship with layered meanings, Pixy Liao, series Experimental Relationship, 2007 http://www.pixyliao.com/experimental-relationship